Quante volte ci siamo detti “non ci pensiamo”?
E invece io ci penso… ci penso lo stesso… e non ho affatto voglia di non pensarci.
Mi sento meglio pensandoci… pensando a quello che poteva essere e non è stato… ma soprattutto a quello che non poteva essere e invece è stato.
Ecco perché ci penso.
Ci penso perché tutto si capovolge… quando non puoi e quando non vuoi… tutto si capovolge lo stesso.
Sadicamente ci penso… fino a scivolare in questo vortice diversamente logico… in questa schizofrenia latente… persuasiva e pervasiva… forse anche dolorosa.
Ci penso per lasciarmi sopraffare… abbandonarmi e per lasciarmi possedere.
Non importa se tutte le volte arrivo sfinito… con i crampi al cervello e la carne dilaniata… io ci penso… ci penso ancora… non posso e non voglio sopprimere questo bisogno… io ci penso.
Penso alla tua stanchezza… tale e quale la mia… a quella stanchezza gravida di eccitazione che ci incatena ai desideri e ci condanna a vivere dentro una tempesta di passioni e di emozioni.
Penso a quando mi benedici e mi maledici… a quando non ce la fai nemmeno a sollevare un dito… a quando ti affanni e fai fatica persino a pensare.
È proprio allora… in quei momenti… quando sei esausta… massacrata e distrutta… sbattuta al muro o contro una parete… che sono sgorgati i tuoi orgasmi migliori… quelli più furenti… profondi e selvaggi.
Io c’ero… ti ho assistito… e ti ho adorato e venerato come una dea.
Ecco perché ci penso… penso alla tensione dei tuoi muscoli… al tuo ventre corroso dalle fantasie più oscene… penso al primo soffio sulla pelle… alla tua carne tremante… vulnerabile e impotente al tocco delle mie dita.
Ci penso e non riesco a non pensare quando… svuotata e leggera… priva di ogni volontà e abbandonata al piacere… ti ho visto galleggiare nel languido formicolio che segue l’orgasmo… in quel breve e infinitesimale lasso di tempo in cui i sensi sono ancora ubriachi fradici e in cui il piacere scivola fra le cosce ancora tremolanti.
Ci penso… penso alla somma di quegli attimi divenuti eterni… che vivono e campeggiano nella mia anima come una tribù nomade… sempre in cammino e senza una meta.
Ci penso… penso al miracolo al quale ho assistito… mentre i tuoi battiti diventavano ali… ti ho visto volare… verso di te e verso di me… attraverso il buio che ci separa.
Ci penso… mentre ascolto in silenzio il divino lamento del nostro supplizio farsi preghiera per dire grazie… grazie per quello che ci è stato concesso e per quello che ci è stato negato… grazie per le maledizioni e le benedizioni elargite e che ci continuiamo a scambiare attraverso uno sguardo… una parola non detta… un leggero alito di vento… nel misterioso segreto dei nostri cuori.
Ci penso e ti penso… e più ti penso più mi sembra di esistere.