Mi hai colto in flagrante… nell’attimo in cui non ho resistito… e al quale non posso e non voglio resistere.
Hai visto i miei occhi accendersi… tracannare fiamme… soffocarle e inghiottirle.
Ma il fuoco non si spegne… l’urto del calore risveglia desideri mai domi… mai vinti… disobbedienti allo sguardo… ai dettagli della pelle… delle mani… del volto… del corpo e alle sue fattezze.
Sarà l’odore che si respira nell’aria… intriso di entità e particelle invisibili… tutte improvvisamente impazzite… tutte sature di respiri ansimanti e profondi.
Sarà la luce che soffusamente rilascia ombre… che si espandono e si allungano… fino a circondarmi… per poi accorciarsi… arrotolarsi e farsi groviglio di pensieri allineati agli astri più lontani dell’universo.
Sarà il sapore… quel gusto agro… un po’ dolce e un po’ amaro… a tinteggiare a caldo le mie labbra… già roventi… mentre mastico il tempo come un boccone avvelenato per distillare ogni attimo e renderlo eterno.
Sarà la luna… sarà lei colpevole di non aver commesso il fatto… che mi illumina e mi invoglia a fare un girotondo nella sua orbita… sarà il suo riflesso… la sua crescente dimensione ad attrarre e a trasformare ogni fantasia in scene di vita… da vivere e da compiere.
Gli dei ci guardano… ci osservano… ma non ci giudicano… forse ci invidiano.
Si ci invidiano!
Invidiano il clamore… le corse sfrenate delle anime che si rincorrono… che si cercano… che si uniscono… nella carne e nello spirito.
È in questo turbinio di sentimenti… intrisi di passione e di ardore… che tu mi hai scovato legato a questo tormento… con le mani a implorare giustizia… mentre si elevano al cielo per accorciare le distanze… supplichevoli ma libere da ogni forma di rassegnazione.
Conosco le tue battaglie… conosco tutte le linee e i solchi profondi delle tue trincee… scavate a mani nude. Conosco persino i timori delle tue avanzate e i pentimenti sofferti per le tue ritirate.
So che dall’avamposto dell’anima attendi le mie mosse… i miei passi lenti… i miei attacchi… le mie sortite. Sai bene quanto io desideri scardinare e disintegrare le tue difese.
Potrei invadere i tuoi campi… cingere d’assedio la tua mente… il tuo corpo… i tuoi fianchi… fino ad affamarti. Ti salvano i tuoi spazi e il rispetto che essi evocano.
Ti salvano gli spazi che sommati al tempo si dilatano e si fanno distanza.
Ma quando ti vedo… se le mani fremono e il corpo esulta… le braccia urlano di gioia… non desiderano altro che infrangersi in moto ondoso e perpetuo sul tuo corpo… lo cercano… lo reclamano… lo pretendono.
Se io non resisto è per questo misterioso fenomeno magico… capace di trasformare l’agnello in lupo.
Sarà una magia sinistra a compiere questa metamorfosi.
Non sono più un uomo ma una belva… mentre ti acchiappo… ti stringo forte al petto e ti schiaccio.
Ti avvolgo nella mia sfera e respiro. Finalmente e incredibilmente respiro soffocando.
Come un ladro ti rubo un abbraccio… solo un abbraccio… per abbracciarti anche quando non ci sei… sfiorandoti appena… per rimanere in contatto… anche solo con il pensiero nel ricordo di un abbraccio.
Sono gli abbracci ad accorciare le distanze… quelli appena pronunciati… sommessi… nascosti… per non disturbare la quiete… il silenzio… i sogni.
Gli abbracci sono parentesi di vita… in cui c’è tutta l’intensità e l’immensità dei legami… che sigillano senza soffocare esalando respiri… che trasformano il silenzio in una dolce voce da ascoltare.
E io l’ascolto ancora… ora e sempre.