E sei venuta a me… ansimante… seguendo la scia dei tuoi turbamenti.
Leggera ti posi sui miei desideri più impellenti… intrisi di visioni e di attesa.
Sono quelli gli attimi in cui vorrei moltiplicare i miei arti e i miei sensi… per soddisfare tutti i tuoi bisogni… e i miei.
Accarezzo il tuo viso come se avessi il potere di curare tutte quelle parti ammalorate di te… che ti tormentano.
Mi sembra di non bastare… come non basta il tempo per sedare e dissolvere il timore di essere sorpresi.
Gli argini dentro i quali conteniamo e costringiamo i nostri desideri accusano ormai continui cedimenti.
Non possiamo frenare questa immane forza che spinge e tuona dentro di noi.
Non possiamo resistere a lungo conciati così.
Stiamo per esondare… da cima a valle… dalle periferie cerebrali alle estremità dei polpastrelli… abbattuti e sconfitti dalla ingordigia della carne e dalla seduzione della mente.
È come se vi fosse un mare immenso ad attenderci… dove conferire e liberare tutti i nostri rifiuti… per naufragare o per issare insieme le vele e navigare all’avventura… aldilà dell’immaginaria follia… senza remissione dei peccati… fino alla riva del nostro universo.
Tutto questo sentire lo imprimo sulla tua pelle… mentre ti tengo e ti sollevo… più in alto… per strapparti dalle grinfie del dolore e farti dono di un delirante piacere.
La disciplina dell’amore non impone regole… ci addestra a godere della sua bellezza incastrando anime.
Ci spoglia della vulnerabilità per esaltare le nudità emotive… che combaciando si specchiano… declinando paure ed evocando orazioni.
Ci fa maledire e benedire ogni momento… unge le menti di visioni oniriche e oscene… di attese senza fine… di attimi buttati al vento.
L’amore ci possiede ma non pretende possedere… è questa la sua vera disciplina.
Più ci imprigiona con smaniosa insensatezza… più ci libera dalla atrocità del distacco.
Ecco perché ti prendo così… mentre respiro… ingoiando attimi preziosi… rubati alle distrazioni del destino.
Tu lascia ancora liberi i tuoi fianchi… lascia che le mie mani si godano questa dolce presa.
Lascia che invochi il tuo nome… in silenzio… oppure ascoltami.
Ascolta la voce che si rompe e che si spezza dentro.
Ascolta il grido furioso e vorace che si trasforma in gemito.
Afferra ogni sospiro e nutrilo.
Poi tutto passa.
Come la semina…. come il raccolto… anche questo tempo fecondo e beato passerà… e andrà via.
Tutto passa… vorrei che lo capissi.
Tu acchiappalo… vivilo… estrai tutto il nettare e fanne miele per i malanni… per le sventure… e per quei giorni in cui io non ci sarò.