Ricordi che si confondono con le nuvole di tempi lontani… ricordi opachi… sbiaditi. Come il ricordo di quando sono riemerso sanguinante… rotto… stordito… scioccato… ma vivo.
Ricordo di aver confusamente percepito di trovarmi ancora sulla terra.
Ricordo che tutti mi chiamavano per nome… con un nome che non era mio… e che è diventato il mio.
Da lì in avanti… ho creduto di aver imparato il significato della verità. Cosa fosse vero… e cosa fosse falso… usando un linguaggio fatto di parole… che non conoscevo… che non avevo scelto… e che crescendo ho finito per usare anche io.
Tutto assumeva una forma… un aspetto… una logica… un senso: la famiglia… l’educazione… i valori… la condotta… la buona condotta.
La vita si manifestava schietta… in tutta la sua bellezza e la sua brutalità… tutto mutava costantemente e velocemente.
Così mentre crescevo… quelli che mi elogiavano finivano col biasimarmi… e nel ricevere doni ne venivo derubato.
Qualcuno ha cominciato a dirmi che ero sbagliato… cattivo… egoista… e spietato… altri mi osannavano… dicendo che ero il migliore… stupendo… un genio… e persino la loro salvezza.
Fin quando non ho più preso per buono nulla… tanto meno le etichette. Ho imparato a comprendere che non potevo essere limitato… costretto… definito da un paio di semplici parole… che si svuotavano continuamente… fino a perdere di significato.
È così che ho cominciato a scoprire di essere un guerriero… un cacciatore… un avventuriero… ho avuto un tempo per sgozzare e sacrificare l’amore agli dei… finché io stesso ho sanguinato amore… come gocce di sudore… raggiungendo le vette più alte dell’estasi… e la profondità degli abissi più oscuri.
Molti di quelli che ho amato sono morti… mi sono interrogato sulla realtà… sul creato che mi teneva in vita e mi circondava… anche quando non ce la facevo ad andare avanti… e mi sono sorpreso nello scoprire che andavo avanti lo stesso… anche mettendo in discussione i miei fini… i miei scopi… e i miei stessi sogni.
Io procedevo… anche quando li sperperavo e li smarrivo… ad uno ad uno.
Ho creduto di proteggermi recitando tanti ruoli… fino a cambiare pelle. Mi sono fidato… e la fiducia si è rotta… è andata in frantumi… e da quel momento ho compreso che alcuni pezzi rimanevano intatti… perché tutte le volte che cadevo… e mi piegavo sulle ginocchia… mi sentivo sollevato da respiri e aliti di vento.
Ho assaporato tutta la vita… il buio e la luce… fino a scoprire che tutto sorgeva e tramontava dentro di me: la gioia… la tristezza… la noia… la beatitudine… la contemplazione… la certezza… il dubbio… la grande eccitazione… e il profondo turbamento.
Sfioravo gli altri… e ne venivo sfiorato. Cantavo… ballavo… per poi cadere di nuovo nella più assurda e irragionevole delle disperazioni.
Ho scoperto il pianto… fino a non sapere più piangere… così ho preferito ridere… e sono caduto nel mistero.
In silenzio sono affondato nel mistero della mia esistenza… come se il collante con la materia si fosse sciolto nell’acido dei miei fallimenti. Il respiro è divenuto sempre più debole e lento… il battito stanco fino a salire in gola… le dita si sono accartocciate intorno a molecole vuote di aria e di incertezza… mescolando frammenti di godimento con gocce di sofferenza e granelli di disperazione… senza più nemmeno l’illusione che forse… in un giorno lontano… la vita mi avrebbe di nuovo guardato negli occhi e sorriso.
Ho urlato ammonendo questo distacco… mentre una parte di me si preparava… si separava… per essere pronta.
Comincio a vedere ciò che gli altri non vedono… malgrado i miei capricci… le mie smorfie… il pericolo e l’insensatezza del mio vivere e del mio sentire… malgrado tutto…. malgrado me… mi avvio verso l’anticamera dell’universo… illuminato ancora dai bagliori dell’inferno… dal peccato… e dall’anima scalpitante che esige uno spazio nuovo per espandersi e per vivere ancora.