Chiudo gli occhi… come se il mio viaggiare non fosse mai abbastanza… esco fuori dagli spazi consueti… che hanno un odore noto. Lascio volentieri le mie distrazioni… facendo un salto in avanti… all’indietro… nel buio… in cerca di luce.
Non ho intenzione di dipingere in modo chiaro cosa accade… né cosa accadrà di me… non ho una traccia. Sono venuto al mondo così… innamorato di un sogno… come spinto fuori dalla eccitazione… o dall’idea di fare una rivoluzione.
Intorno a questo seducente progetto ho costruito la mia esistenza… inseguendo… senza smettere di inseguire… un traguardo che si allontana… o che si avvicina… restando a distanza di sicurezza dalle mie perturbazioni.
Alle volte… quello che più mi distacca dalla realtà è la diversità di rumore tra l’inconsapevole allegria del mondo e il mio silenzio… con innesti continui di confusione… disorientamento… cedimento.
Non sono debole… forse lo sembro… di sicuro lo sono stato… di certo non lo sono più… perché mi lascio galvanizzare ancora dalla sfida… senza sapere se la lotta… la resistenza… riusciranno mai a logorarmi… rendendo ancora precario il mio tempo… asciutti i miei occhi… fragili le mie poche certezze… invasivi i miei dubbi… agitate le mie notti… acuta la mia rabbia… vacillanti le mie speranze… fino a sformare il sorriso.
È vero… sono solo!
Mi aggrappo… mi appiccico… mi affeziono… mi innamoro… ma non finisco mai di costruirmi al singolare.
Sono sempre alla ricerca di chi ero ieri… di chi sono adesso… e di chi sarò domani… mettendo a dura prova il mio corpo… il mio sonno… con il bisogno prepotente di svuotare i miei pensieri e di ritirarmi dalla sovraesposizione.
Ho sempre saputo che certe responsabilità mi avrebbero schiacciato… che mi avrebbero portato via dai miei mondi… rendendomi quasi estraneo a me stesso.
Per molto tempo sono stato incapace di scrivere… di restare concentrato nella lettura… di andare a fondo alle emozioni… come facevo… come sempre avevo fatto.
Ho dovuto spesso centellinare le energie… accontentarmi di arrivare a fine giornata senza crollare… o di crollare… ma avere il giorno dopo la forza per rialzarmi… per combattere un’altra battaglia… e un’altra ancora.
Ho provato di tutto… tutte le volte che mi sono risvegliato sgomento… con la voglia di urlare il mio senso di ingiustizia… di impotenza… di inadeguatezza… di rabbia.
Ho visto i miei pensieri farsi ovatta… ma riuscire lo stesso a ragionare… fino a raggiungerli… a prenderli… anche se con sempre meno energia.
In questa burrasca… sono felice di non aver perso la capacità di sconvolgermi… di indignarmi… di saltare in aria di fronte all’assurdo… anche dopo aver ricevuto minacce… ricatti… insulti. Anzi credo di essere invecchiato così…. e tutto questo è stato reso più difficile da una dialettica interna complessa… spesso conflittuale… sicuramente sofferta.
Per molto tempo ho percepito quasi solo questo… mi sono corazzato… difeso… ho contrattaccato… e solo dopo molto tempo ho iniziato finalmente a lasciare entrare altro… perché mi sono reso conto di come la dimensione umana covi sotto questa conflittualità… anche se spesso si è molto bravi a soffocarla.
È così che ho costruito i muscoli dentro… ho protetto il cuore e difeso l’anima. È così che ho affrontato al meglio ogni guerra interiore… rendendo meno netto il confine tra “bene” e “male”.
Per sopravvivere non mi restava che analizzare meglio i miei errori… sperimentare quanto fosse strano avere non solo conflitti gravi con alcune persone… ma anche disistima verso me stesso… e malgrado tutto continuare a voler bene lo stesso… fino a provare talvolta sentimenti confusi… oscillanti… tra commiserazione e tenerezza… sperimentando quanto può essere tremendo quando le persone ti calpestano… insieme ai tuoi ideali.
E tu che fai? Tu vai avanti lo stesso… e ti svegli… e dici grazie… perché è da questo dolore che impari a gestire meglio il tuo istinto emotivo… impari a respirare di più… a sorridere di più… fino a recuperare un baricentro… a ricercare e ritagliare i tuoi spazi… a ricominciare a “sentire”.
È stato un ESODO… un viaggio in terra ignota… salpando senza una meta. Vedere allontanarsi la costa… senza avere una rotta… una destinazione certa… sapendo di non poter più tornare indietro.
In questo viaggio ancora incerto… penso a ciò che è andato perso… durante tanti naufragi… a ciò che è rimasto sepolto… a ciò che di me ho trasformato… a ciò che credevo di aver perso e ho ritrovato… a ciò che ho ancora da imparare… da vedere… da sentire… da amare.
Penso alle persone che hanno viaggiato con me. Sono poche… pochissime… anzi quasi non esistono più. Penso a quelle rimaste… a quelle che ho sacrificato all’altare della mia follia… a quelle che ho trascurato… a quelle che ho ritrovato… a quelle che voglio andare a cercare… a quelle con cui i rapporti si sono logorati… forse per sempre. Penso alle persone nuove nella mia vita… poche ma belle… che esaltano questa lungimirante passione… questo viaggio ancora incompleto.
Una forza dentro ha resistito… come in apnea. Sento di farcela ancora… a continuare… cercando il coraggio dentro… dentro una idea… dentro un sogno che respira ancora… sopravvissuto… insieme all’ardore che infuoca… che produce energia… energia da spendere.
Non ricordo più per quanto tempo ho ripetuto… a me stesso… che i cambiamenti andavano attraversati… l’ho ripetuto… tanto… spesso incoscientemente… senza sapere quanto fosse doloroso e straniante questo peregrinare… per certi versi disumano e rocambolesco.
Malgrado i conflitti… le ferite… non ho perso… né il tempo… né la lotta. Ho solo imparato ad ammettere con maggiore consapevolezza che ne è valsa veramente la pena… e che se la pena resta comunque… vale ancora per proseguire… per fare ancora anche un solo passo in avanti… verso la vita… verso l’amore e il mistero che mi attende.