Basta un dettaglio

Basta un dettaglio… un minuscolo dettaglio per risvegliare quel desiderio sedato e legato al palo della tortura.

Basta poco per scivolare in una ipnosi di visioni belliche… veraci… che si manifestano con una infinità di sfumature che non riesco a cogliere. Come schizzi di fontana si disperdono e scompaiono in questi interminabili pomeriggi d’estate… inghiottiti dalla terra e da questa calura che sembra non avere fine.

Mentre ti allontani i miei occhi si chiudono. La luce si spegne all’improvviso e mi ritrovo dentro uno spazio misero e arido. Arrotolo i pensieri più vivaci come stoffa pregiata… e li custodisco in attesa del tuo ritorno.

Vago nei ricordi e mi allontano… come se volessi cementare questa distanza… tracciando il confine tra il sopportabile e l’insopportabile. Questo distacco muto ci separa e ci unisce oltrepassando l’abisso.

Si fa struggente la certezza di sapere di non vederti domani… e nemmeno l’altro domani ancora… pur sapendo che non esiste un domani per noi… per due come noi. Eppure abbiamo vissuto senza ferite e vivremo ancora senza lacerazioni visibili… almeno fino a quando le circostanze e la ragione avranno la meglio sulla nostra natura.

Solo così trovo ristoro… lasciando che gli occhi restino chiusi… mentre nei miei sogni ti vedo guizzare felice in qualche angolo dell’universo… persa tra le gioie e le follie che non riesci a catturare in tutta la loro stravolgente e variopinta interezza.

La terra ti invoca e tu a piedi nudi la percorri… macinando distanze… percuotendo gli istinti selvaggi che il creatore ti ha iniettato nelle vene quando nella notte dei tempi ha deciso di rivestire di carne e ossa la tua anima.

Sarà una anestesia la mia per tenere a bada fantasie cervellotiche che mi fanno precipitare da te e su di te. Scivolo sulla mia resistenza senza sapere quante parti di me si frantumano tutte le volte che cerco di fermare questa pazza corsa.

Eppure trovo un sostegno… esiste un gesto intangibile e indivisibile che si ripete tutte le volte che allunghi la mano per afferrare la mia… lasciando parlare il silenzio con le sue tante cose da dire.

È quello l’attimo paralizzato… dipinto come un affresco alle pareti della mia anima… e che non si dissolve.

Io non ti ho mai chiesto se mi vuoi bene e non credo di essere mai capace di farlo. Lascio che sia il silenzio a svelarmi questo segreto… insieme alle malinconie e le inquietudini taciute… sedate anche loro come i desideri e legate allo stesso palo della tortura.

Basta un dettaglio… la tua mano che stringe forte la mia… come in una morsa… per stritolare il nulla che ci separa e che genera un vuoto fatto di impedimenti… di ostacoli che si frappongono e sovrappongono alla nostra esistenza fino a tramutarsi in destino.

Io sento il tuo silenzio parlare… viene fuori da una infinità di particelle di luce… e io le vedo saltare e brillare… qui intorno a me. Forse non percepirò tutte le cose che tenti di dirmi… ma non so spiegarti quanto bene continui a farmi sentire.

Tutto ciò che tocco… tutto ciò che sfioro… mi riporta alla superficie della tua pelle. Ne estraggo i brividi per farne nettare e aliti di vita.

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