Universo umano

L’universo visibile è stato creato e generato nella stessa dimensione cosmica del tempo e dello spazio.

La necessità e l’utilità di questa collocazione appare evidente: nel tempo e nello spazio l’uomo si adatta, rimuove le sue parti grossolane, si raffina, muore e si evolve.   

Nel corso dei secoli le religioni, la filosofia e la scienza si sono occupate delle origini dell’organismo vivente, non sempre con la dovuta modestia, vagando tra il fisico e metafisico senza ricavare alcuna definitiva certezza.

Nemmeno le scoperte darwiniane e la successiva corrente di pensiero convincono fino in fondo; o meglio convincono solo quanti si accontentano di credere che possa esistere un creato senza un creatore.

Secondo queste tesi molto accreditate l’uomo sarebbe il risultato di un lungo e complesso processo evolutivo, il frutto casuale degli scarti di sé stesso; un organismo vivente che continuerebbe a riprodursi, a plasmarsi e adattarsi autonomamente, attraverso un fenomeno selettivo che andrebbe avanti da miliardi di anni.

Resta questa al momento la spiegazione scientifica più esaustiva per giustificare le origini e la storia biologica dell’organismo vivente.

Ma non è tutto!

Come dicevamo l’uomo è posizionato in una dimensione universale nella quale lo spazio gli permette di muoversi e di agire, e dove il tempo gli consente di moltiplicare le sue azioni e di trasformare gli esiti di ogni singola esperienza in ricordi e farne memoria.

Potrebbe già bastare questo per evitare di perderci nella complessità e nell’unicità dell’individuo.

L’uomo antico aveva una percezione più nitida del cosmo, di sé stesso e della natura intorno a lui, vivendo in modo armonico ogni singolo processo evolutivo interiore ed esteriore.

Dal XVI secolo, con l’arrivo di Copernico e i suoi calcoli scientifici molto convincenti, la terra comincia a perdere la sua centralità umano cosmica, divenendo come nessun divulgatore scientifico dimentica mai di ricordarci, un granello di sabbia insignificante in mezzo a uno sterminato numero di galassie.

Di conseguenza, anche l’uomo, come abitante di questo minuscolo granello di sabbia, viene ridimensionato e ridotto ad essere piccolo e insignificante.

Con l’avanzare di queste teorie, intente a sconfinare in modo illimitato nello spazio e nel tempo, fino a perdersi nella ricerca di mondi lontanissimi, l’uomo moderno ha cominciato anch’esso a smarrirsi e a smarrire la propria centralità umano cosmica, finendo con il deteriorare la relazione con sé stesso, con il prossimo e con il creato, dimenticando che la parte di universo che veramente lo riguarda è tutta circoscritta nel sistema solare e comunque non oltre le costellazioni dello zodiaco.

Per meravigliarci e per stupirci non abbiamo bisogno di moltiplicare il numero delle stelle in cielo e di individuare nuove lontanissime galassie.

In ogni uomo si compie e si manifesta già la misteriosa e occulta grandezza del creato. Il fegato umano, ad esempio, in un’ora fa una serie di operazioni chimiche che se si dovessero realizzare artificialmente richiederebbero un laboratorio attrezzatissimo con quattrocento tecnici altamente specializzati e ciononostante per completare le fasi che il fegato compie in soli sessanta minuti il laboratorio ci metterebbe non meno di ventiquattrore.

Alcuni divulgatori scientifici molto seri sono arrivati a riconoscere che la testa umana è una perfetta copia del cosmo.

Recentemente qualcuno addirittura ha dimostrato come il numero delle potenziali connessioni cerebrali del cervello umano è superiore al numero degli atomi presenti nell’universo.

Ecco che l’uomo dovrebbe già stupirsi dalla magnifica silenziosa normalità del proprio corpo e del suo potenziale ancora inespresso, senza farsi impressionare troppo dalla immensità dell’universo.

Scendendo su un piano più metafisico comportamentale, questa radicata narrazione che paragona la terra ad un insignificante granello di sabbia e l’uomo ad un granello ancora più minuscolo della terra stessa, ha comportato e continua a comportare un progressivo decadimento morale.

Se poi, come tenta di dimostrare la stessa propaganda scientifica, il destino comune della terra e dei suoi abitanti è quello di precipitare nel sole in un immenso barbecue cosmico, va da sé che dinnanzi a una prospettiva del genere l’uomo moderno è fortemente tentato di trascurare la propria condotta morale e di silenziare la propria coscienza.

Se l’essere umano fosse così marginale nell’universo e per l’universo, se fosse veramente limitato ad una breve apparizione terrena, vano sarebbe il suo agire per il destino del mondo.

Invece come esseri viventi percepiamo la necessità di coltivare una forza morale in grado di nutrire la nostra coscienza, con pensieri e opere utili a fare lievitare la saggezza indispensabile ad alimentare l’evoluzione dell’intero universo.

Siamo esseri armonici, in grado di accogliere e di emanare energia in modo sinfonico.

Un essere umano di mezza età e con un discreto livello di salute respira in media 18 volte al minuto. Se moltiplichiamo i 18 respiri per i 1440 minuti di una giornata scopriremo che ogni giorno respiriamo 25.920 volte.

L’età media attuale di una persona è di circa 72 anni e 72 anni di vita corrispondono esattamente 25.920 giorni.

Ma 72 anni è anche la durata di un giorno solare, ovvero il tempo che il sole impiega per muoversi di un 1° su sé stesso. Se poi moltiplichiamo 72 che sono gli anni di un giorno solare per 360°, che è il giro completo del sole su stesso, troviamo un’altra volta 25.920.

Già questi numeri ci aiutano a comprendere come il ritmo vitale dell’uomo sia perfettamente sincronizzato con la stella per noi più importante e a noi più vicina dell’intero universo.

25.920 anni corrispondono anche alla durata di un’epoca, l’umanità dopo 25.920 anni diventa una cosa completamente diversa.

Proviamo solo a immaginare cosa eravamo 25.920 anni fa.

È quasi del tutto impossibile anche solo immaginarlo. Appena riusciamo a ritroso ad arrivare al 4000 a.C., ai sumeri, ai babilonesi, forse fino al 5000 a.C.

Andando oltre comincia ad apparire tutto molto vago e si tratta solo di 7000 anni prima di noi.

Quindi anche solo ipotizzare che 25.920 anni fa fossimo uguali o simili a come siamo oggi sarebbe una follia, e così sarà fra 25.920 anni, nella quale l’umanità sarà completamente diversa.

Tornando alla matematica umano cosmica, possiamo dire che un’epoca umana corrisponde a un viaggio completo del sole intorno allo zodiaco, conosciuto in astronomia anche come anno platonico oltre che come anno solare.

Così come il sole anche la luna influenza e viene influenzata da questo ritmo umano-cosmico; sincronicamente compie un giro completo in 18 anni e 7 mesi circa, anno lunare. 18 quante sono le volte che mediamente un uomo respira ogni minuto. 

Se volessimo poi riappropriarci di queste antiche conoscenze scopriamo che le notti che viviamo a 18 anni e 7 mesi, a 37 e 2 mesi ed a 55 e 9 mesi, cioè ogni 18 anni e 7 mesi, sono notti in cui succedono cose importantissime per la nostra evoluzione e progressione spirituale.

In conclusione, in un minuto noi abbiamo 72 pulsazioni tante quanto sono gli anni di un giorno solare, e 18 respiri quanti sono gli anni che servono per calcolare un anno lunare.

72 e 18, numeri con un rapporto tra loro di uno a quattro, che è anche il tempo fondamentale della musica. Non a caso anche il nostro cuore è diviso in quattro parti o quattro quarti.

Siamo creati per muoverci nel tempo e nello spazio con gli stessi ritmi del cosmo e per vivere in perfetta armonia con il creato.

Il pensiero e l’azione, che distinguono e individualizzano l’esperienza terrena dell’uomo, influenzano la coscienza e la sua evoluzione, affinché ogni destino possa soddisfare le necessità del creato ed essere in armonia con il destino del mondo.

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